Storia degli ebrei negli Stati Uniti d'America

Biblioteca ebraica a Seattle.

La storia degli ebrei negli Stati Uniti d'America è stata parte del tessuto nazionale sin dai tempi della colonizzazione europea delle Americhe. Fino agli anni 1830 la comunità ebraica di Charleston (Carolina del Sud) fu la più grande dell'intera America del Nord.

Tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo molti immigrati ebrei abbandonarono i paesi europei per entrare negli Stati Uniti in quanto parte del generale aumento dei movimenti migratori (vedi immigrazione negli Stati Uniti d'America). Molti ebrei tedeschi giunsero verso la metà del XIX secolo, stabilirono per lo più negozi di abbigliamento nelle maggiori città di tutta la nazione, formarono sinagoghe seguendo l'ebraismo riformato e s'impiegarono attivamente nel settore bancario a New York.

L'emigrazione degli ebrei askenaziti provenienti dall'Europa orientale e parlanti la lingua yiddish tra il 1880 e il 1914 condusse a New York una numerosa componente tradizionale afflitta dalla povertà; religiosamente seguirono l'ebraismo ortodosso o l'ebraismo conservatore. Essi fondarono l'"American Zionist Movement" nel 1906 e furono degli attivi sostenitori del Partito Socialista d'America e del sindacato. Economicamente si concentrarono nell'industria dell'abbigliamento. I rifugiati giunsero dalle comunità della diaspora europea al termine della seconda guerra mondiale e dopo il 1970 anche dall'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Politicamente gli ebrei americani rimasero sempre particolarmente coinvolti nella loro qualità di parte attiva della coalizione liberale ad appoggio del New Deal propugnato dal presidente degli Stati Uniti d'America Franklin Delano Roosevelt nel corso degli anni trenta; storicamente affiancati al Partito Democratico, in tempi più recenti si è sviluppato un elemento più conservatore che tende in direzione del Partito Repubblicano soprattutto tra gli ortodossi.

Gli ebrei in tutto il corso della storia degli Stati Uniti d'America hanno mostrato elevati livelli d'istruzione e alti tassi di mobilità sociale verso la classe dirigente. Nei centri urbani minori le comunità ebraiche sono col tempo molto diminuite poiché la sua popolazione è finita col concentrarsi nelle grandi aree metropolitane.

Durante gli anni quaranta gli ebrei rappresentarono il 3,7% dell'intera popolazione della nazione. Ai giorni nostri, con circa 6,5 milioni di persone[1], la percentuale si è abbassata a circa il 2% e continua a ridursi a causa delle dimensioni inferiori del nucleo familiare rispetto ai decenni precedenti e dei matrimoni interreligiosi i quali hanno determinato una mancata osservanza delle Leggi mosaiche.

I maggiori centri di popolazione ebraica sono le aree metropolitane newyorkese (2,1 milioni nel 2000), quella di Los Angeles (668.000), Miami (331.000), Filadelfia (285.000), Chicago (265.000) e Boston (254.000)[2].

  1. ^ An estimated figure, the following sources claim the number to be either slightly higher or lower:
  2. ^ Sarna (2004) 356-60

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